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Dove donare i vestiti usati

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Donare abiti usati è un atto di grande generosità. Bisogna però fare attenzione agli operatori coinvolti e alle modalità di raccolta e ridistribuzione, non sempre purtroppo trasparenti.

Donare capi d’abbigliamento usati è un atto nobile. Esistono a questo scopo moltissime organizzazioni oneste, tramite le quali è possibile far arrivare direttamente i vestiti ai meno fortunati.

Bisogna però stare molto attenti alle truffe del cassonetto giallo, quello con l’adesivo che recita “Raccolta indumenti usati: grazie per il vostro aiuto”.

Il business del cassonetto giallo

Questi cassoni, che troviamo in tutte le città di grandi e medie dimensioni, dovrebbero servire al deposito di abiti di seconda mano destinati ai più poveri. Purtroppo non è sempre così. La maggior parte dei capi raccolti infatti non finisce non per scaldare i bisognosi. Viene invece dirottato nel circuito del riciclo, dei negozi vintage o sulle bancarelle del mercato.

Se una piccola quota viene in effetti destinata alle cooperative sociali o alle organizzazioni caritatevoli, la filiera rimane poco trasparente, e la rendicontazione ancor meno. Non c’è infatti una normativa seria per quanto riguarda le autorizzazioni per il trasporto e lo stoccaggio dei capi usati. Da qui è facile comprendere come le organizzazioni criminali abbiano fiutato il business, inserendovisi con truffe e minacce ai danni degli operatori onesti.

Non vogliamo qui sminuire il gesto di chi dona gli abiti, né l’operato di chi utilizza i proventi della rivendita a scopi caritatevoli. Sta di fatto però che il meccanismo di gestione della procedura risulta a tratti molto “disinvolto”.

La truffa dei capi usati

La maggior parte dei comuni italiani affida il servizio di raccolta dai cassonetti a operatori che li rivendono a ditte di stoccaggio per pochi centesimi al pezzo. I capi usati dovrebbero essere prima selezionati e poi igienizzati. Infine reinseriti nel ciclo della commercializzazione. Ed è qui che le organizzazioni criminali si inseriscono. Essi raccolgono gli abiti alla rinfusa, imballandoli e rimettendoli in commercio senza alcuna precauzione igienica. In questo modo risparmiano enormemente sui costi dei trattamenti, guadagnando di più su ogni pezzo. Questi traffici illeciti vengono gestiti tramite reti organizzate che fanno dell’estorsione e dell’usura il principale modus operandi.

I falsi cassonetti

Attenzione anche ai falsi cassonetti. Sul contenitore di raccolta degli indumenti devono essere indicati gli estremi della società con un numero telefonico fisso, l’indirizzo e il sito Internet. Anche le finalità della raccolta devono essere chiare. La regolarità del cassonetto può comunque essere verificata telefonando al Comune, che può accedere alla mappatura di tutti i contenitori autorizzati.

La raccolta da privati

Non parte però tutto solo dai cassonetti gialli. Esiste anche il mercato parallelo della raccolta da privati. Capita spesso di veder affissi su portoni e citofoni, i volantini per la raccolta di abiti usati. Se si presta attenzione ci si renderà conto che si tratta spesso di biglietti anonimi e con indicazioni poco precise. Questo allo scopo di non poter risalire a chi gestisce il servizio. E’ importante in questi casi segnalare la cosa alle autorità.

Consigli per la donazione

Alcuni consigli per chi vuole donare i suoi abiti nella maniera più sicura possibile.

Dopo aver lavato i vostri capi, divideteli per taglie e stagione. Piegateli e inseriteli ordinatamente nei sacchi. Questo renderà il lavoro delle organizzazioni di beneficenza più semplice e veloce.

Fate una lista di organizzazioni a cui volete donare i vostri capi. Cercateli, magari, vicino alla zona in cui abitate. Nel fare questo selezionate con cura quelle con maggiore credibilità e che garantiscono una filiera chiara di tutta la procedura di smaltimento dei capi.

Potete andare di persona a consegnare i vostri capi. In questo modo verificherete la regolarità del punto di raccolta e conoscerete di persona i volontari. Questo vi servirà per avere ulteriori elementi e verificare la correttezza delle procedure adottate.

Come molti operatori onesti del settore segnalano, andrebbe imposto l’obbligo di trasparenza a tutta la filiera, dalla raccolta fino alla destinazione finale. E’ infatti estremamente scorretto indurre i cittadini a pensare che le loro donazioni siano destinate al sociale quando spesso entrano in circuiti a dir poco sospetti. Le istituzioni dovrebbero attivare in tal senso adeguati strumenti di verifica.

Quindi donate, ma fate attenzione!